Ci sono tre modi di entrare nel mondo estetico dello scultore Gian Marco Lamuraglia (Ginevra 1966):
1) Orientarsi nel grande contenitore della Storia dell’Arte Moderna cercando riferimenti.In questo senso potremmo trovarne in un certo Surrealismo o nel Nouveau Realisme, nella storia degli assemblaggi di oggettistica eterogenea che dà forma a qualche cosa d’altro, nel nostro caso “teste” , teste di animali improbabili: draghi(?), tigri(?), tori(?)... forse e forse no. Potremmo scomodare addirittura Picasso, ma solo quello della “testa di capra” ricavata dalla sella e dal manubrio di una bicicletta, che ha influenzato buona parte della scultura del Novecento. Potremmo indagare sulle figure antropomorfe delle tele di Max Ernst. Ma tutto questo non basta a spiegare il fenomeno estetico delle opere di Lamuraglia.
2) Considerare due riferimenti, due definizioni che l’autore stesso ci suggerisce:Steampunk:filone di narrativa fantastico-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica nell’Ottocento e in particolare nella Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells. Un modo per descrivere l’atmosfera steampunk è riassunto nello slogan:‘come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima?’.
Mutoid Waste Company: gruppo di scultori e performer fondato da Joe Rush a metà degli anni ottanta , specializzati nell’organizzare rave party illegali a Londra e diventati famosi per le gigantesche sculture saldate e per i bizzarri e avanguardisti riadattamenti degli edifici in disuso nei quali tenevano i loro party, di recente approdati in Italia nei pressi di Santarcangelo di Romagna dove hanno fondato un“villaggio degli scarti” chiamato Mutonia.
3) Dimenticare tutto quello sopra detto e avvicinarsi a queste sculture-istallazioni.Avvicinarsi non spiritualmente, nè emotivamente, e neppure concettualmente, ma avvicinarsi proprio fisicamente nel senso di avanzare con i nostri occhi a 15 cm dall’opera,osservare attentamente e domandarsi:“ Cosa sto vedendo ?, cos’è quell’oggetto che sto osservando ?”
Un rubinetto, dei chiodi, una mascella di cavallo, un teschio di daino, una vanga, una zappa, un forcone, una rete metallica, un tubo di ferro, del filo spinato, uno sperone che non punge ma afferra, dei freni di bicicletta, dei morsetti, dei denti di elefante, ecc...
Osservare attentamente e poi chiedersi:“Ma come si può con questi oggetti realizzare una realtà più vera e più intensa della realtà stessa? Come è possibile costruire un prodotto che racchiude in sè tanta forza, tanta personalità, tanta energia?”
E’ possibile, è l’Arte, è la capacità dell’Arte di sorprenderci e di farci girare la testa, quando dietro c’è un artista con una straordinaria manualità e con le qualità visionarie e immaginifiche come quelle di Gian Marco Lamuraglia.